Il castrato era un cantante che durante il suo periodo di fanciullezza subiva un intervento al proprio apparato genitale. In questo modo veniva bloccato il processo di muta della voce da quella bianca a quella virile. Questi soggetti acquisivano qualità musicali e agilità superiori alle voci femminili. La voce del castrato aveva infatti un'estensione molto più ampia, e poteva talvolta abbracciare l'ambito di 3 ottave, coprendo i registri di soprano, contralto, tenore e persino basso. Per questo furono ricercatissimi nei teatri d'opera durante il '700.
Questo processo, risale alle pratiche rituali dei sacerdoti delle religioni mediterranee, convinti che un corpo asessuato avvicinasse l'uomo alla divinità. La scelta di questa "conversione" era: sia di tipo teologica, benché vi fosse il divieto alle donne di cantare nelle chiese e alla conseguente necessità di sostituirle nelle esecuzioni delle composizioni polifoniche, con voci maschili di registro corrispondente; sia di tipo economica in quanto, una volta intrapresa questa carriera, si aveva l'occasione di divenire ricchi e celebri.
Questo fenomeno si diffuse anche in Europa a partire dal 1600, attraverso la musica barocca.
Nel melodramma italiano, l'avvento dei castrati, non solo determinò un periodo di alto virtuosismo canoro, ma influì sugli sviluppi della composizione sia vocale sia strumentale. L'epoca d'oro dei castrati si chiuse con l'affermarsi delle nuove istanze di caratterizzazione espressiva e drammatica, avanzate dal romanticismo, basate sull'evidenza e la netta contrapposizione dei caratteri maschili e femminili.I più illustri sono: Farinelli, Ferri, Appiani, Pacchierotti, Crescentini e Moreschi.
Farinelli
Boschi Carlo, detto Farinelli o Farinello (Andria , Bari 1705 - Bologna 1782), in qualità di sopranista, esordi a Napoli (1720) con la serenata "Angelica e Medoro" di Porpora.
Dal 1723 al 1734 apparve nei principali teatri europei, accaldatissimo dal pubblico e ricercatori maggiori operisti del tempo. Nel 1734 - 1736 collaborò a Londra con Porpora e con la compagnia rivale di Handel. Dal 1737 al 1759 fu al servizio del re di Spagna (Filippo V) sia come cantore personale, sia come direttore della cappella reale e sovrintendente dell'opera di corte. Rispettato da tutti, sommerso di doni e adulato, mantenne questa posizione sino all'arrivo di Carlo III, il quale, probabilmente a causa dell'eccessiva influenza del cantante, lo allontanò nel 1759. Fu allora che Farinelli si ritirò in una splendida villa presso Bologna, meta di visitatori illustri , fra cui: Gluck, Padre Martini, Mozart, Burney e Casanova. Dotato di una voce di eccezionale estensione (spaziava dal Do2 al Do5), di timbro dolcissimo e potente, fu anche un incomparabile virtuoso e, al tempo stesso, un interprete commovente nel genere patetico. Cantava anche da contraltista, vantava una splendida figura scenica e conosceva una figura musicale d'eccezione. Si può guardare a lui come al più completo cantante di tutta la storia dell'opera.
L'impegno di studio giornaliero era così suddiviso:Mattina
- Un'ora di passaggi di difficile esecuzione
- Un'ora di lettere
- Un'ora di esercizi di canto davanti allo specchio per apprendere i vantaggi della parsimonia e i rischi dell'abbondanza nei gesti e nelle espressioni da fare in scena
Pomeriggio
- Mezz'ora di teoria musicale
- Mezz'ora di contrappunto improvvisato su cantus firmus
- Un'ora di lettura dei libretti che gli allievi avrebbero in seguito intonati
- Infine esercizi di respirazione. (Petto e polmoni si sviluppavano normalmente nei castrati e gli esercizi respiratori portavano quegli organi a dimensioni eccezionali; il risultato era quello di ottenere una grande potenza sonora quasi surreale rispetto al timbro di voce, ed una lunghezza di fiati spropositata rispetto agli standard moderni).
Si spense il 16 settembre 1782, qualche mese dopo il suo amico Metastasio, lasciando una collezione d'arte e di strumenti musicali sfortunatamente dispersa dai suoi eredi, tra cui un violino di Antonio Stradivari.Farinelli suonava anche strumenti a tastiera e la viola d'amore. Occasionalmente componeva: scrisse testo e musica di un Addio a Londra aria, e un'aria per Ferdinando VI, e una sonate per tastiera.
Nel 1998 si è costituito a Bologna il Centro Studi Farinelli con il proposito di ricordare la figura del grande artista.
Nel 1994 fu realizzato dal regista belga Gérard Corbiau un film (Farinelli - Voce regina) sulla sua vita.l film fu premiato come miglior film straniero ai Golden Globe e ricevette una nomination agli Oscar. Stefano Dionisi che interpreta il protagonista recita le battute di dialogo, mentre nelle parti cantate, per riprodurre la particolare voce di un castrato, sono state registrate separatamente le voci di un soprano donna, Ewa Małas-Godlewska, e di un controtenore uomo, Derek Lee Ragin, poi mixate con mezzi digitali. La registrazione della musica del film è stata realizzata dal direttore d'orchestra Christophe Rousset con la compagnia Les Talents Lyriques.
Alessandro Moreschi
Alessandro Moreschi (Monte Compatri, 11 novembre 1858 – Roma, 21 aprile 1922) fu l'ultimo cantore evirato noto e documentato della storia.
La sua istruzione avvenne quando ormai la fortuna dei castrati era in declino, e sopravvivevano solo presso la Cappella Sistina. Moreschi fu soprano del coro pontificio dal 1883 al 1913, ma la sostituzione dei castrati con i bambini segnò presto l'estinzione definitiva dei cosiddetti 'soprani naturali' anche presso quella sede, perdendo così la sua posizione all'interno di esso.
Tra il 1902 e il 1904 Moreschi registrò a Roma alcuni brani, pubblicati successivamente nel CD The Last Castrato. Questi reperti fonografici rivestono notevole interesse storico-documentario, essendo le uniche testimonianze della voce autentica di un cantore evirato.
In tempi recenti si sono levate alcune critiche da parte di coloro che disconoscono la validità artistica di Moreschi, mentre, al contrario, i suoi estimatori ritengono che la fama di cui godeva fosse giustificata, ma che le sue doti canore siano oggi difficili da apprezzare.
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Al di là dei giudizi di gusto su Moreschi, la stima che gli fu tributata, anche da parte di compositori e musicisti, rimane un dato oggettivo che riflette la società a lui contemporanea e la moda del tempo.
Alessandro Moreschi fu soprannominato "L'angelo di Roma", alludendo con questo appellativo sia alla sua voce soave che al suo verosimile status di purezza sessuale.
A cura di
Consuelo Anela Federico